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Il lancio della European Battery Alliance: una opportunità da non perdere

Nell’ambito dell’European Battery Alliance (EBA), che si propone di rilanciare e potenziare la capacità europea di produzione di batterie innovative, sia per impieghi nei trasporti che per applicazioni nel sistema elettrico, l’Italia mostra grande attenzione e promettenti capacità

L’11 ottobre scorso il vice-Presidente della Commissione Europea Maroš Šefčovič, alla presenza di rappresentanti dei Governi francese, tedesco e polacco e di alcune grandi aziende del settore auto ed energia, ha lanciato la European Battery Alliance (EBA), un’iniziativa che è stata paragonata al Consorzio Airbus e che si propone, con il sostegno di fondi comunitari per 2 miliardi di euro, di rilanciare e potenziare la capacità europea di produzione di batterie innovative, sia per impieghi nei trasporti che per applicazioni nel sistema elettrico.

Il mercato delle batterie nei prossimi anni è destinato ad avere una crescita esponenziale, in presenza tuttavia di un forte sbilanciamento commerciale verso l’area asiatica. Questa prospettiva rappresenta per l’Europa un forte rischio strategico, in quanto i settori dell’energia e della mobilità diventerebbero dipendenti da tecnologie e componenti di provenienza extra-UE, mettendo a rischio nel loro complesso le aziende europee che operano in questi settori, con conseguente perdita di posti di lavoro e di sviluppo industriale.

Il messaggio di fondo che ispira l’iniziativa è quindi l’esigenza di dare alla manifattura europea un forte segnale, incoraggiandola ad inserirsi, ed in prospettiva ad imporsi, in un mercato in rapida evoluzione come quello delle batterie, rafforzando tutte le fasi della filiera (dalla estrazione sostenibile, al market design, al riciclaggio) con attenzione alla sostenibilità e qualità, al fine di rispondere alle esigenze dell’industria europea con un’offerta competitiva che consenta all’Unione di recuperare il ritardo accumulato nei confronti dei produttori asiatici.

Il dibattito sviluppatosi negli incontri successivi al lancio dell’iniziativa ha confermato l’intenzione della Commissione di investire nello sviluppo della filiera in coerenza con le politiche di decarbonizzazione sempre più mirate al settore trasporti, mobilitando risorse ad ampio raggio (fondi BEI; fondi di ricerca attraverso strumenti quali FP9 e Horizon 2020; fondi di coesione). Ma ha confermato anche l’iniziativa di alcuni Paesi membri molto attivi sul tema, come Germania, Francia, Svezia e Polonia.

Šefčovič ha ribadito l’impegno a promuovere concrete iniziative industriali per la realizzazione ed il finanziamento di consorzi, partnership pubblico-private e collaborazioni fra Stati membri, in sinergia con i costruttori di autoveicoli. Tale impegno si concretizzerà nella messa a punto di una strategia globale e nella elaborazione di strumenti di cofinanziamento ad hoc volti alla realizzazione di una serie di gigafactory (da dieci a venti), in modo da soddisfare il futuro fabbisogno (per il 2050 stimato in 200 gigawatt, ma elevabile sino a 600 gigawatt considerando anche le esportazioni) per un costo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 miliardi di euro, troppo elevato per essere affrontato da un singolo Stato membro o da una impresa, ma sostenibile per il bilancio dell’Unione.

Un primo piano strategico della European Battery Alliance è stato presentato in occasione dello European Industry Day del 22 febbraio, che individua le azioni previste per attuare gli obiettivi della EBA.

L’Italia ha aderito all’iniziativa sia a livello governativo che tecnologico-industriale, con imprese ed enti di ricerca già impegnati nei gruppi di lavoro costituiti a seguito del lancio dell’iniziativa.

Dal punto di vista delle applicazioni delle batterie, due sono i settori che presentano il maggior potenziale di sviluppo: la mobilità elettrica ed il sistema elettrico.

La mobilità elettrica, come testimoniato dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) e come evidenziato dall’iniziativa sulla Mobilità Sostenibile, guidata da MiSe, MATTM e MIT ed il cui esito è stato pubblicato da RSE, rappresenta un’opzione importante per la de-carbonizzazione del settore trasporti. Ciò vale sicuramente per la mobilità individuale, ma anche per quella collettiva e commerciale. Un aspetto fondamentale è l’accumulo elettrico, sia per garantire autonomia, vita utile e competitività dei veicoli, sia per rendere l’infrastruttura di ricarica più efficace e meno impattante sulle reti elettriche.

Il sistema elettrico de-carbonizzato, come indicato dalla SEN, implica un forte incremento nell’uso di fonti rinnovabili e la conseguente necessità di predisporre adeguate risorse di flessibilità, fra le quali un ruolo di primo piano sarà svolto dai sistemi di accumulo in generale e dalle batterie in particolare. Gli operatori di rete nazionali hanno peraltro già iniziato a impiegare accumuli elettrici basati sulle batterie, come nel caso di Terna e di ENEL. Non vanno dimenticate anche le potenzialità del concetto «Vehicle to Grid» (V2G), di cui ENEL è uno dei principali promotori mondiali, in cui la stessa batteria è in grado di svolgere entrambe le funzioni, mobilità e servizio al sistema elettrico.

I produttori di batterie italiani sono attivi a vari livelli della filiera. In termini quantitativi, la filiera italiana dei sistemi di accumulo basati sulle batterie rappresenta un settore che occupa oltre 6.000 addetti (diretti ed indiretti) con un fatturato nell’ordine di circa 3 miliardi di euro, ma soprattutto rappresenta una grande opportunità di ulteriore sviluppo tecnologico ed economico, viste le brillanti e molto concrete prospettive di espansione delle applicazioni energetiche e di mobilità. Va anche ricordato il settore delle microelettronica, che in Italia ha alcune realtà di eccellenza e che potrebbe operare sulla componentistica necessaria (sensori, sistemi di controllo, elettronica di potenza).

L’Italia ha tutti i presupposti per svolgere un ruolo da protagonista nell’ambito della EBA. Innanzitutto la forte tradizione manifatturiera del nostro Paese, fondamentale per la qualità di una tecnologia sofisticata come quella delle celle elettrochimiche, «cuore» di qualsiasi batteria, oltre ad una struttura industriale di piccole e medie aziende, adatta a creare la necessaria filiera componentistica, corroborata dal sostegno del programma 4.0. Inoltre in Italia vi è una leadership mondiale per la tecnologia Sodio-Nickel, che rispetto ad altre filiere, e per determinate applicazioni, presenta fondamentali vantaggi nell’uso di materie prime di facile reperimento ed ampiamente disponibili nel mercato, alta sicurezza, robustezza e semplicissima gestione del fine vita. A supporto di questa filiera è attiva la ricerca Italiana con Cnr, ENEA, RSE e i principali istituti universitari, grazie anche ai fondi per la Ricerca di Sistema elettrico gestiti dal MiSe. Una buona tradizione nell’ambito della ricerca e sviluppo si registra in particolare sui temi delle tecnologie al litio e del riciclo, grazie alle competenze di alcuni istituti e sviluppate anche all’interno di diversi progetti europei finanziati da FP7 e Horizon 2020. Forte anche la posizione nell’elettronica di potenza (siamo esportatori netti di tale tecnologia), rafforzatasi nel fotovoltaico e indispensabile complemento alla produzione di batterie.

Il complesso delle realtà industriali presenti in Italia, supportate dalle strutture pubbliche di ricerca da tempo impegnate in attività in sintonia con le aziende italiane, è del tutto adeguato a sostenere la sfida di un potenziamento della capacità produttiva italiana, sia nell’ambito delle batterie al litio di tipo avanzato, sia per quanto riguarda la tecnologia delle batterie sodio-nickel ad alta temperatura, detenuta in modo esclusivo da un’azienda italiana.

I prossimi passi dell’iniziativa, a seguito del Clean Energy Industrial Forum del 23 febbraio, saranno le riunioni ministeriali del Clean Energy Ministerial (CEM) e di Mission Innovation (MI) previste a Malmö e Copenaghen nella settimana del 22-25 maggio 2018.

[ Marcello Capra ]

Delegato SET Plan, Ministero dello Sviluppo economico