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Sicurezza dei mari: il ruolo della Guardia Costiera

di Ferdinando Lolli • Con il supporto di una sofisticata tecnologia, la Guardia Costiera opera attivamente nell’ambito della ricerca e del soccorso in mare, della sicurezza della navigazione, della tutela ambientale, e non solo

Un mare speciale il Mediterraneo. Ricco di storia e natura, con milioni di persone che da esso dipendono. Le sue acque bagnano le coste di 20 Paesi che, in 300 porti, accolgono ogni giorno le migliaia di unità in navigazione. Navi da carico di ogni genere, pescherecci, traghetti, navi da crociera e soprattutto petroliere – una lunga fila in continuo movimento tra Gibilterra e porto Said – mettono a rischio il suo delicato ecosistema; basti pensare che occorrono oltre cento anni per un ricambio completo delle sue acque. Il pericolo di incidenti ha spinto la comunità internazionale, sin dagli anni ’90, a studiare un sistema che desse la possibilità di monitorare costantemente il traffico marittimo permettendo uno scambio di dati, in tempo reale, tra le unità in navigazione e i centri di controllo. Un sistema integrato che fosse d’ausilio – oltre che alla navigazione – alla ricerca e soccorso in mare, alla salvaguardia della vita umana, alla protezione dell’ambiente marino, tra i principali obiettivi del Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera.

Questo Corpo che dipende funzionalmente prima di tutto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ricopre un ruolo da protagonista in un’area chiave (quella mediterranea) da cui transita ogni anno circa il 15% del commercio marittimo mondiale, ma dove il traffico di esseri umani, droga, armi, merci di contrabbando e pesca di frodo, è all’ordine del giorno. Ricerca e soccorso in mare (4.000 persone salvate soltanto nel corso dell’estate 2010), sicurezza della navigazione, controlli sulle attività di pesca, ma anche tutela dell’ambiente e dei beni culturali: funzioni che la Guardia Costiera svolge per garantire la sicurezza del Mediterraneo grazie a una strumentazione tecnica tra le più sofisticate in Europa.

Safety e Security

Garantire la sicurezza della navigazione rappresenta uno dei compiti istituzionali più qualificanti e delicati svolti dal Corpo. L’attività svolta dalla Guardia Costiera è suddivisa nella «safety» e nella «security», intendendo con la prima quella tesa a far rispettare norme a tutela della nave contro i rischi non voluti (sinistri marittimi) mentre, con la seconda, si indicano le misure dirette a salvaguardare navi, persone e porti dai rischi dovuti ad atti illeciti intenzionali (comprese le minacce di tipo terroristico). Quest’ultima attività viene effettuata in stretto coordinamento con gli organi preposti alla Sicurezza Nazionale dello Stato e localmente con il massimo vertice di responsabilità sull’ordine e sulla sicurezza pubblica, rappresentato dalle Prefetture.

Una rete di sistemi VTS

La tecnologia rappresenta un supporto essenziale per la sicurezza dei mari. L’Italia è tra i primi Stati a porsi il problema e nel ‘99 prende il via il progetto VTS (Vessel Traffic Service) sistema integrato di controllo del traffico in grado di dare una risposta concreta a una necessità legata anche allo sviluppo economico del Paese. Il progetto VTS Nazionale, realizzato dal gruppo Finmeccanica per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e gestito dalla Guardia Costiera – consiste nella realizzazione di una rete di sistemi VTS locali installati lungo le coste italiane, interconnessi attraverso la rete geografica del MIT e che nel loro insieme vanno a costituire il VTMIS (Vessel Traffic Management Information System) Nazionale, sistema informatico integrato e automatizzato per la raccolta e la gestione delle informazioni del traffico navale nelle acque nazionali, come previsto dalla direttiva europea. Il sistema di Comando e Controllo VTMIS si basa sull’applicazione di tecnologie di tipo radaristico, informatico e di telecomunicazione, applicate su un Centro di raccolta dati nazionale – situato a Roma presso la Centrale Operativa del Comando Generale della Guardia costiera – su 15 centri di supervisione regionali ubicati presso le Direzioni Marittime, e di circa 40 centri di controllo e 80 siti sensori locali o remoti dislocati lungo l’intera fascia costiera nazionale. Ogni giorno sui monitor della Centrale operativa di Roma vengono visualizzate circa 25mila tracce, identificate in tempo reale.

Dai 40 centri di controllo vengono erogati i servizi VTS ai naviganti, concorrendo – attraverso l’avvistamento e il controllo delle unità in transito – alla gestione ottimale del traffico marittimo che si svolge nelle rispettive aree di competenza. Ciò consente di ottimizzare l’utilizzo della vie marittime, alimentare il sistema di logistica integrata del Paese, innalzare il livello di sicurezza della navigazione, ridurre il rischio di inquinamento marino e salvaguardare la vita umana in mare. Tra le applicazioni integrate nel VTMIS troviamo il PMIS (Port Management Information System), che consente l’automatizzazione delle procedure di arrivo e partenza delle navi da/per i porti nazionali, l’LRIT (Long Range Identification and Tracking), sistema satellitare usato per il monitoraggio delle navi in alto mare, e l’AIS (Automatic Identification System) sistema europeo necessario per lo scambio di dati identificativi e cinematici nave-nave e nave-terra per il traffico navale nel Mediterraneo. In particolare l’AIS, sistema di cui l’Italia è coordinatore regionale per conto di Bulgaria, Cipro, Grecia, Francia, Malta, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna potrebbe essere esteso anche alla sponda Sud del bacino. Il VTMIS è quindi un sistema dinamico e continuamente aggiornabile con nuove integrazioni, quali radar di nuova generazione, immagini satellitari, banche dati e ulteriori sistemi esterni.

Un impegno a tutto campo

Oltre all’AIS, ci si avvale dei satelliti dei progetti UE, BlueMassMed (Blue Maritime Sorveillance System Med) e Cosmos Sky Med (sistema messo a punto dall’Agenzia Spaziale Italiana e Ministero della Difesa per l’osservazione della Terra), e l’ultimo nato: il Pon Sicurezza che consentirà di ottimizzare le attività di prevenzione e controllo delle illegalità negli scali del Sud grazie al coordinamento tra Capitanerie di Porto e Forze dell’ordine. Nel campo dell’immigrazione clandestina, il Corpo è sicuramente in prima linea. Ma la Guardia Costiera preferisce parlare di soccorso in mare: un diritto che travalica i confini geografici.

La Guardia Costiera Italiana, sotto il coordinamento dell’Agenzia europea (FRONTEX), è presente in West Africa e in Grecia per contrastare il fenomeno dell’immigrazione. Tra i punti caldi, a causa della pirateria, tenuti costantemente sotto controllo dalla Centrale operativa di Roma, ci sono anche il Canale di Suez e il Golfo di Aden e anche l’Indonesia.

Un «mare di competenze», dunque, senza però disporre di risorse sufficienti. In tutto, il Corpo si compone di 11mila effettivi, ma ce ne vorrebbero 20mila e, per tagliare dove è possibile, la Guardia Costiera italiana ha scelto, per così dire, la «stagionalizzazione» dei loro uffici.

Superiorità tecnologica nel campo del controllo e monitoraggio del traffico marittimo ed efficienza nel soccorso in mare rappresentano, dunque, i fiori all’occhiello della Guardia Costiera italiana, un campo questo in cui ”l’Italia non è seconda a nessuno in Europa e nel mondo”.

 

Ferdinando Lolli

Comandante Generale Corpo delle Capitanerie di Porto/Guardia Costiera