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Forum del CNRS sul clima a Parigi: il potere della scienza

Ghiacci

Nel giorno dei terribili attentati che hanno colpito al cuore la Capitale francese, si è svolto alla Sorbona il Forum del CNRS sul clima. Cento ricercatori e accademici di varie discipline si sono riuniti nell’ateneo parigino per illustrare e dibattere i progressi della scienza e prevenire le conseguenze del surriscaldamento globale

Doveva durare due giorni il Forum del CNRS sul clima organizzato in collaborazione con il quotidiano Le Monde. I terribili attacchi terroristici del 13 novembre lo hanno bruscamente interrotto, ma non tanto da stroncare gli slanci od occultare i risultati ottenuti dai ricercatori francesi in materia di cambiamenti climatici.

Organizzato sotto forma di conferenze, tavole rotonde e dibattiti, l’evento ha costituito un momento di conoscenza di altissimo livello interpellando la scienza con un quesito per così dire provocatorio: “Che cosa c’è ancora da scoprire?”.

Cento ricercatori francesi del CNRS si sono mobilitati per fare sentire la loro voce a sole due settimane dalla COP21, l’appuntamento decisivo per salvare il pianeta e mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2 °C.

Riflettori puntati su poli e oceani

Forum cnrsOltre alle classiche questioni legate alle risorse naturali, alle energie rinnovabili o all’economia circolare, l’attenzione si è concentrata su due aspetti cruciali: i poli e gli oceani. Sentinelle d’allarme e indicatori ecologici di primaria importanza, questi rappresentano un campo d’indagine privilegiato e un serbatoio di informazioni prezioso. Com’è noto, infatti, il surriscaldamento globale è il doppio più rapido ai poli, con conseguenze ancora più pesanti in termini di produzione di gas a effetto serra.

Tra i vari argomenti trattati, l’aumento del livello del mare, la copertura dei ghiacci, la percentuale di salinità degli oceani o ancora gli ecosistemi marini. Non sono mancate neppure investigazioni di carattere più prettamente antropologico sulle popolazioni autoctone delle regioni polari, soprattutto in relazione alle sfide da vincere per conservare la loro identità culturale, minacciata sempre più dall’avvento dell’industrializzazione.

Riscaldamento globale: un approccio interdisciplinare

Come ribadito da Agathe Euzen, delegata del CNRS presso la COP21, “affrontare il problema del riscaldamento globale comporta un’analisi a tutto campo che tocca una serie di discipline in apparenza lontane tra loro, ma strettamente interconnesse quando si considera il Pianeta nella sua complessità”.

Forum cnrs

Nel grande anfiteatro della Sorbona, in una conferenza dal titolo «I poli, sentinelle del riscaldamento globale», sei esponenti del CNRS hanno illustrato i risultati della ricerca sugli effetti del riscaldamento climatico nelle regioni polari. Il glaciologo Jérôme Chappellaz, l’oceanografa Marie-Noëlle Houssais, il climatologo Jean Jouzel, l’ecofisiologo Yvon Le Maho, l’antropologa Joëlle Robet Lamblin e l’esperto di scienze dell’universo Denis-Didier Rousseau hanno portato la loro esperienza, ognuno nella propria disciplina, dando origine a un dibattito ricco di contenuti, tutti finalizzati a capire e porre rimedio alle conseguenze del surriscaldamento globale.

La Francia ai vertici della ricerca scientifica

Le analisi presentate dai ricercatori del CNRS si iscrivono in un processo di osservazioni e rilevamenti condotti per lunghi anni nell’ambito di progetti e collaborazioni internazionali, promossi da organismi come il CNES (Centre National d’Etudes Spatiales), l’agenzia spaziale francese, o l’Institut Polaire Français.

Base francese Antartico

La Francia, che investe ogni anno il 2,26% del PIL nella ricerca, si posiziona ai primi posti della classifica mondiale ed è leader nel campo della ricerca sui fondali e sugli uccelli marini del continente artico e antartico.

I risultati parlano da soli: dalle prime spedizioni scientifiche negli anni ’60 (emblematica la figura di Claude Lorius cui è stato dedicato un film, uscito nelle sale francesi lo scorso ottobre: «La glace et le ciel»), le scoperte della scienza hanno permesso di ricostruire oltre 2.000 anni di storia del clima a suon di perforazioni ed estrazioni campione.

La glace et le ciel

Grazie all’uso di tecnologie sempre più avanzate come sonde, satelliti e sensori pilotati a distanza, i ricercatori di oggi studiano ad esempio il comportamento dei pinguini di Adelia e le ripercussioni del ritiro della banchisa con la conseguente diminuzione del krill, loro prima fonte di sostentamento. O ancora le conseguenze fatali delle piogge in Antartico, verificatesi per la prima volta nel 2014, specie sui pinguini appena nati, che, non disponendo ancora di piume (impermeabili), gelano e muoiono.

Tra gli altri dati allarmanti è stato sollevato anche il problema della speculazione industriale, che guarda alle terre polari come a un Eldorado in quanto ricche di petrolio e di minerali. Per non parlare del problema dei rifugiati climatici, in seguito all’erosione delle coste in Alaska.

Gli scenari futuri non sono certo rosei, ma la prima giornata del Forum del CNRS si è conclusa positivamente e tutti i ricercatori erano concordi nell’affermare che occorre agire al più presto e guardare al futuro con ottimismo, in quanto l’uomo è in grado, grazie alla scienza, di controllare e frenare questi fenomeni. Appuntamento alla COP21 per la resa dei conti.

[ Ilaria Tonti ]