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Il Summit di Nagoya sulla biodiversità e oltre

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Innumerevoli specie si nascondono e convivono armonicamente in un semplice prato

di Ahmed Djoghlaf • La decima Conferenza delle parti della CBD ha individuato venti obiettivi strategici per preservare la biodiversità nel periodo 2011-2020

Spesso si cita questa celebre frase di Leonardo da Vinci: “il più piccolo tra i felini è un capolavoro”. La storia mostrerà come, nel corso del 2010, «Anno Internazionale per la Biodiversità », la comunità internazionale abbia preso pienamente coscienza del rischio di poter a breve perdere la natura nella sua grande bellezza ed in tutte le sue creazioni; la terza edizione della «Global Biodiversity Outlook» del maggio 2010 ha infatti confermato che noi tutti continuiamo ad essere la causa di un tasso di estinzione delle specie mille volte superiore al tasso di selezione naturale. Uno studio recente, basato sia su 120 rapporti nazionali elaborati per la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) e sia su specifica letteratura scientifica, evidenzia il fatto che prima della fine di questo secolo potrebbe verificarsi un’ulteriore notevole perdita di biodiversità e che gli ecosistemi si stanno avvicinando ad un punto critico oltre il quale la loro degradazione sarà irreversibile, con ricadute disastrose per il benessere dell’umanità; questo avvertimento non è passato inosservato. Durante la decima, storica Conferenza delle Parti della CBD, in ottobre a Nagoya, in Giappone, circa diciottomila partecipanti in rappresentanza di 193 «Parties» e relativi partners hanno concordato un pacchetto di misure che, se applicato, consentirà agli ecosistemi del Pianeta di sostenere il futuro benessere dell’umanità.

Un impegno per preservare il futuro

Nell’ambito del Summit è stato deliberato il Piano Strategico della CBD (ovvero l’«Obiettivo Aichi») per il periodo 2011-2020; questo Piano include venti grandi obiettivi, organizzati in cinque obiettivi strategici che mirano a evidenziare le cause che determinano la perdita di biodiversità, a ridurre le pressioni sulla biodievrsità, a tutelare la biodiversità a tutti i livelli, ad aumentare i benefici derivanti e a sostenere lo sviluppo delle competenze e delle capacità. Con questi obiettivi le Parti hanno concordato almeno di dimezzare e, ove possibile, di portare vicino allo zero il tasso di perdita degli habitat naturali che comprendono foreste, di proteggere il 17% delle aree terrestri e delle acque interne e il 10% delle aree marine e costiere, di ripristinare almeno il 15% delle aree degradate e fare sforzi particolari per ridurre le pressioni subite dalle barriere coralline. A sostegno dell’«Obiettivo Aichi», verranno sviluppate azioni a livello locale quali, ad esempio, un Piano d’azione sulle città e sulla biodiversità approvato dalle Parti e adottato dal summit «Biodiversità Città» di Nagoya, al quale hanno partecipato oltre duecento sindaci; inoltre, in occasione del Globe Meeting sulle attività legislative e la biodiversità, 122 legislatori provenienti da tutto il mondo hanno dichiarato il loro pieno sostegno all’attuazione del nuovo Piano Strategico mentre i rappresentanti di 34 organizzazioni benefiche bilaterali e multilaterali hanno convenuto sulla necessità di inserire il Piano nelle loro rispettive priorità di cooperazione e di sviluppo.

Le risorse finanziarie

Dal canto loro, i responsabili delle agenzie e delle organizzazioni internazionali riuniti all’«Ecosystem Pavillion», hanno discusso i modi per sviluppare, nella maniera migliore, azioni integrate a contrasto della perdita di biodiversità, dei cambiamenti climatici e della degradazione del territorio. Il G77 e la Cina hanno infine adottato un Piano d’Azione pluriennale per la cooperazione sud-sud sulla biodiversità per lo sviluppo annunciando inoltre nuove fonti di finanziamento per l’attuazione della Convenzione; il Primo Ministro del Giappone, Naoto Kan, ha annunciato un finanziamento di 2 miliardi di dollari mentre il Ministro per l’Ambiente del Giappone, Ryu Matsumoto, ha annunciato la costituzione di un fondo giapponese per la biodiversità. A loro volta, Francia, Unione Europea e Norvegia hanno annunciato la messa a disposizione di ulteriori 110 milioni di dollari circa, a sostegno dei progetti nell’ambito della «LifeWeb Initiative» della CBD, il cui obiettivo è quello di intensificare l’agenda sulle Aree protette e, prima della COP 11 (India, 2012), le Parti definiranno i meccanismi con i quali individuare e indirizzare ulteriori risorse finanziarie.

Un accordo sulle risorse genetiche

La Conferenza ha inoltre adottato il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e sulla giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione. Questo storico accordo crea un contesto per gestire in modo equilibrato l’accesso alle risorse genetiche sulla base e di un consenso consapevole e di modalità reciprocamente concordate onde perseguire una giusta ed equa ripartizione dei benefici, tenendo conto dell’importanza del ruolo delle conoscenze tradizionali.Il Protocollo propone anche la definizione di un meccanismo multilaterale globale che opererà in zone transfrontaliere o in situazioni in cui il previo consenso informato non può essere ottenuto. Il Protocollo di Nagoya dovrebbe entrare in vigore entro il 2012, grazie al sostegno di 1 milione di dollari erogati dalla Global Environment Facility. La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di fare in modo che il Piano Strategico 2011-2020 sia efficacemente attuato nel corso dei prossimi anni. A tal fine, l’«Obiettivo Aichi» costituirà il contesto più importante sulla biodiversità non solo per quanto riguarda le convenzioni relative alla biodiversità, ma per l’intero sistema delle Nazioni Unite. Inoltre, le Parti hanno convenuto di declinare questo programma internazionale nelle Strategie nazionali per la biodiversità e nei Piani d’Azione nei prossimi due anni. D’ora in poi, tutti i settori della società e di governo dovranno essere attivamente coinvolti nella lotta per la tutela della biodiversità. Come il Presidente della COP 10 Ryu Matsumoto ha dichiarato, è giunto il momento di “cominciare il processo di costruzione di un rapporto di armonia con il nostro mondo, nell’immediato futuro.”

Ahmed Djoghlaf
Segretario esecutivo della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD)


 

 

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Spesso si cita questa celebre frase di Leonardo da Vinci: “il più piccolo tra i felini è un capolavoro”.
La storia mostrerà come, nel corso del 2010, «Anno Internazionale per la Biodiversità », la comunità internazionale abbia preso pienamente coscienza del rischio di poter a breve perdere la natura nella sua grande bellezza ed in tutte le sue creazioni; la terza edizione della «Global Biodiversity Outlook» del maggio 2010 ha infatti confermato che noi tutti continuiamo ad essere la causa di un tasso di estinzione delle specie mille volte superiore al tasso di selezione naturale.Uno studio recente, basato sia su 120 rapporti nazionali elaborati per la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) e sia su specifica letteratura scientifica, evidenzia il fatto che prima della fine di questo secolo potrebbe verificarsi un’ulteriore notevole perdita di biodiversità e che gli ecosistemi si stanno avvicinando ad un punto critico oltre il quale la loro degradazione sarà irreversibile, con ricadute disastrose per il benessere dell’umanità; questo avvertimento non è passato inosservato. Durante la decima, storica Conferenza delle Parti della CBD, in ottobre a Nagoya, in Giappone, circa diciottomila partecipanti in rappresentanza di 193 «Parties» e relativi
partners hanno concordato un pacchetto di misure che, se applicato, consentirà agli ecosistemi del Pianeta di sostenere il futuro benessere dell’umanità.

Un impegno per preservare il futuro

Nell’ambito del Summit è stato deliberato il Piano Strategico della CBD (ovvero l’«Obiettivo Aichi») per il periodo 2011-2020; questo Piano include venti grandi obiettivi, organizzati in cinque obiettivi strategici che mirano a evidenziare le cause che determinano la perdita di biodiversità, a ridurre le pressioni sulla biodievrsità, a tutelare la biodiversità a tutti i livelli, ad aumentare i benefici derivanti e a sostenere lo sviluppo delle competenze e delle capacità. Con questi obiettivi le Parti hanno concordato almeno di dimezzare e, ove possibile, di portare vicino allo zero il tasso di perdita degli habitat naturali che comprendono foreste, di proteggere il 17% delle aree terrestri e delle acque interne e il 10% delle aree marine e costiere, di ripristinare almeno il 15% delle aree degradate e fare sforzi particolari per ridurre le pressioni subite dalle barriere coralline. A sostegno dell’«Obiettivo Aichi», verranno sviluppate azioni a livello locale quali, ad esempio, un Piano d’azione sulle città e sulla biodiversità approvato dalle Parti e adottato dal summit «Biodiversità Città» di Nagoya, al quale hanno partecipato oltre duecento sindaci; inoltre, in occasione del Globe Meeting sulle attività legislative e la biodiversità, 122 legislatori provenienti da tutto il mondo hanno dichiarato il loro pieno sostegno all’attuazione del nuovo Piano Strategico mentre i rappresentanti di 34 organizzazioni benefiche bilaterali e multilaterali hanno convenuto sulla necessità di inserire il Piano nelle loro rispettive priorità di cooperazione e di sviluppo.

Le risorse finanziarie

Dal canto loro, i responsabili delle agenzie e delle organizzazioni internazionali riuniti all’«Ecosystem Pavillion», hanno discusso i modi per sviluppare, nella maniera migliore, azioni integrate a contrasto della perdita di biodiversità, dei cambiamenti climatici e della degradazione del territorio. Il G77 e la Cina hanno infine adottato un Piano d’Azione pluriennale per la cooperazione sud-sud sulla biodiversità per lo sviluppo annunciando inoltre nuove fonti di finanziamento per l’attuazione della Convenzione; il Primo Ministro del Giappone, Naoto Kan, ha annunciato un finanziamento di 2 miliardi di dollari mentre il Ministro per l’Ambiente del Giappone, Ryu Matsumoto, ha annunciato la costituzione di un fondo giapponese per la biodiversità. A loro volta, Francia, Unione Europea e Norvegia hanno annunciato la messa a disposizione di ulteriori 110 milioni di dollari circa, a sostegno dei progetti nell’ambito della «LifeWeb Initiative» della CBD, il cui obiettivo è quello di intensificare l’agenda sulle Aree protette e, prima della COP 11 (India, 2012), le Parti definiranno i meccanismi con i quali individuare e indirizzare ulteriori risorse finanziarie.

Un accordo sulle risorse genetiche

La Conferenza ha inoltre adottato il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e sulla giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione. Questo storico accordo crea un contesto per gestire in modo equilibrato l’accesso alle risorse genetiche sulla base e di un consenso consapevole e di modalità reciprocamente concordate onde perseguire una giusta ed equa ripartizione dei benefici, tenendo conto dell’importanza del ruolo delle conoscenze tradizionali.Il Protocollo propone anche la definizione di un meccanismo multilaterale globale che opererà in zone transfrontaliere o in situazioni in cui il previo consenso informato non può essere ottenuto. Il Protocollo di Nagoya dovrebbe entrare in vigore entro il 2012, grazie al sostegno di 1 milione di dollari erogati dalla Global Environment Facility. La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di fare in modo che il Piano Strategico 2011-2020 sia efficacemente attuato nel corso dei prossimi anni. A

Spesso si cita questa celebre frase di Leonardo da Vinci: “il più piccolo tra i felini è un capolavoro”.

La storia mostrerà come, nel corso del 2010, «Anno Internazionale per la Biodiversità », la comunità internazionale abbia preso pienamente coscienza del rischio di poter a breve perdere la natura nella sua grande bellezza ed in tutte le sue creazioni; la terza edizione della «Global Biodiversity Outlook» del maggio 2010 ha infatti confermato che noi tutti continuiamo ad essere la causa di un tasso di estinzione delle specie mille volte superiore al tasso di selezione naturale.Uno studio recente, basato sia su 120 rapporti nazionali elaborati per la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) e sia su specifica letteratura scientifica, evidenzia il fatto che prima della fine di questo secolo potrebbe verificarsi un’ulteriore notevole perdita di biodiversità e che gli ecosistemi si stanno avvicinando ad un punto critico oltre il quale la loro degradazione sarà irreversibile, con ricadute disastrose per il benessere dell’umanità; questo avvertimento non è passato inosservato. Durante la decima, storica Conferenza delle Parti della CBD, in ottobre a Nagoya, in Giappone, circa diciottomila partecipanti in rappresentanza di 193 «Parties» e relativi partners hanno concordato un pacchetto di misure che, se applicato, consentirà agli ecosistemi del Pianeta di sostenere il futuro benessere dell’umanità.

 

Un impegno per preservare il futuro

 

Nell’ambito del Summit è stato deliberato il Piano Strategico della CBD (ovvero l’«Obiettivo Aichi») per il periodo 2011-2020; questo Piano include venti grandi obiettivi, organizzati in cinque obiettivi strategici che mirano a evidenziare le cause che determinano la perdita di biodiversità, a ridurre le pressioni sulla biodievrsità, a tutelare la biodiversità a tutti i livelli, ad aumentare i benefici derivanti e a sostenere lo sviluppo delle competenze e delle capacità. Con questi obiettivi le Parti hanno concordato almeno di dimezzare e, ove possibile, di portare vicino allo zero il tasso di perdita degli habitat naturali che comprendono foreste, di proteggere il 17% delle aree terrestri e delle acque interne e il 10% delle aree marine e costiere, di ripristinare almeno il 15% delle aree degradate e fare sforzi particolari per ridurre le pressioni subite dalle barriere coralline. A sostegno dell’«Obiettivo Aichi», verranno sviluppate azioni a livello locale quali, ad esempio, un Piano d’azione sulle città e sulla biodiversità approvato dalle Parti e adottato dal summit «Biodiversità Città» di Nagoya, al quale hanno partecipato oltre duecento sindaci; inoltre, in occasione del Globe Meeting sulle attività legislative e la biodiversità, 122 legislatori provenienti da tutto il mondo hanno dichiarato il loro pieno sostegno all’attuazione del nuovo Piano Strategico mentre i rappresentanti di 34 organizzazioni benefiche bilaterali e multilaterali hanno convenuto sulla necessità di inserire il Piano nelle loro rispettive priorità di cooperazione e di sviluppo.

 

Le risorse finanziarie

 

Dal canto loro, i responsabili delle agenzie e delle organizzazioni internazionali riuniti all’«Ecosystem Pavillion», hanno discusso i modi per sviluppare, nella maniera migliore, azioni integrate a contrasto della perdita di biodiversità, dei cambiamenti climatici e della degradazione del territorio. Il G77 e la Cina hanno infine adottato un Piano d’Azione pluriennale per la cooperazione sud-sud sulla biodiversità per lo sviluppo annunciando inoltre nuove fonti di finanziamento per l’attuazione della Convenzione; il Primo Ministro del Giappone, Naoto Kan, ha annunciato un finanziamento di 2 miliardi di dollari mentre il Ministro per l’Ambiente del Giappone, Ryu Matsumoto, ha annunciato la costituzione di un fondo giapponese per la biodiversità. A loro volta, Francia, Unione Europea e Norvegia hanno annunciato la messa a disposizione di ulteriori 110 milioni di dollari circa, a sostegno dei progetti nell’ambito della «LifeWeb Initiative» della CBD, il cui obiettivo è quello di intensificare l’agenda sulle Aree protette e, prima della COP 11 (India, 2012), le Parti definiranno i meccanismi con i quali individuare e indirizzare ulteriori risorse finanziarie.

Un accordo sulle risorse genetiche

La Conferenza ha inoltre adottato il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e sulla giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione. Questo storico accordo crea un contesto per gestire in modo equilibrato l’accesso alle risorse genetiche sulla base e di un consenso consapevole e di modalità reciprocamente concordate onde perseguire una giusta ed equa ripartizione dei benefici, tenendo conto dell’importanza del ruolo delle conoscenze tradizionali.Il Protocollo propone anche la definizione di un meccanismo multilaterale globale che opererà in zone transfrontaliere o in situazioni in cui il previo consenso informato non può essere ottenuto. Il Protocollo di Nagoya dovrebbe entrare in vigore entro il 2012, grazie al sostegno di 1 milione di dollari erogati dalla Global Environment Facility. La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di fare in modo che il Piano Strategico 2011-2020 sia efficacemente attuato nel corso dei prossimi anni. A tal fine, l’«Obiettivo Aichi» costituirà il contesto più importante sulla biodiversità non solo per quanto riguarda le convenzioni relative alla biodiversità, ma per l’intero sistema delle Nazioni Unite. Inoltre, le Parti hanno convenuto di declinare questo programma internazionale nelle Strategie nazionali per la biodiversità e nei Piani d’Azione nei prossimi due anni. D’ora in poi, tutti i settori della società e di governo dovranno essere attivamente coinvolti nella lotta per la tutela della biodiversità. Come il Presidente della COP 10 Ryu Matsumoto ha dichiarato, è giunto il momento di “cominciare il processo di costruzione di un rapporto di armonia con il nostro mondo, nell’immediato futuro.”

Spesso si cita questa celebre frase di Leonardo da Vinci: “il più piccolo tra i felini è un capolavoro”.

La storia mostrerà come, nel corso del 2010, «Anno Internazionale per la Biodiversità », la comunità internazionale abbia preso pienamente coscienza del rischio di poter a breve perdere la natura nella sua grande bellezza ed in tutte le sue creazioni; la terza edizione della «Global Biodiversity Outlook» del maggio 2010 ha infatti confermato che noi tutti continuiamo ad essere la causa di un tasso di estinzione delle specie mille volte superiore al tasso di selezione naturale.Uno studio recente, basato sia su 120 rapporti nazionali elaborati per la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) e sia su specifica letteratura scientifica, evidenzia il fatto che prima della fine di questo secolo potrebbe verificarsi un’ulteriore notevole perdita di biodiversità e che gli ecosistemi si stanno avvicinando ad un punto critico oltre il quale la loro degradazione sarà irreversibile, con ricadute disastrose per il benessere dell’umanità; questo avvertimento non è passato inosservato. Durante la decima, storica Conferenza delle Parti della CBD, in ottobre a Nagoya, in Giappone, circa diciottomila partecipanti in rappresentanza di 193 «Parties» e relativi partners hanno concordato un pacchetto di misure che, se applicato, consentirà agli ecosistemi del Pianeta di sostenere il futuro benessere dell’umanità.

 

Un impegno per preservare il futuro

 

Nell’ambito del Summit è stato deliberato il Piano Strategico della CBD (ovvero l’«Obiettivo Aichi») per il periodo 2011-2020; questo Piano include venti grandi obiettivi, organizzati in cinque obiettivi strategici che mirano a evidenziare le cause che determinano la perdita di biodiversità, a ridurre le pressioni sulla biodievrsità, a tutelare la biodiversità a tutti i livelli, ad aumentare i benefici derivanti e a sostenere lo sviluppo delle competenze e delle capacità. Con questi obiettivi le Parti hanno concordato almeno di dimezzare e, ove possibile, di portare vicino allo zero il tasso di perdita degli habitat naturali che comprendono foreste, di proteggere il 17% delle aree terrestri e delle acque interne e il 10% delle aree marine e costiere, di ripristinare almeno il 15% delle aree degradate e fare sforzi particolari per ridurre le pressioni subite dalle barriere coralline. A sostegno dell’«Obiettivo Aichi», verranno sviluppate azioni a livello locale quali, ad esempio, un Piano d’azione sulle città e sulla biodiversità approvato dalle Parti e adottato dal summit «Biodiversità Città» di Nagoya, al quale hanno partecipato oltre duecento sindaci; inoltre, in occasione del Globe Meeting sulle attività legislative e la biodiversità, 122 legislatori provenienti da tutto il mondo hanno dichiarato il loro pieno sostegno all’attuazione del nuovo Piano Strategico mentre i rappresentanti di 34 organizzazioni benefiche bilaterali e multilaterali hanno convenuto sulla necessità di inserire il Piano nelle loro rispettive priorità di cooperazione e di sviluppo.

 

Le risorse finanziarie

 

Dal canto loro, i responsabili delle agenzie e delle organizzazioni internazionali riuniti all’«Ecosystem Pavillion», hanno discusso i modi per sviluppare, nella maniera migliore, azioni integrate a contrasto della perdita di biodiversità, dei cambiamenti climatici e della degradazione del territorio. Il G77 e la Cina hanno infine adottato un Piano d’Azione pluriennale per la cooperazione sud-sud sulla biodiversità per lo sviluppo annunciando inoltre nuove fonti di finanziamento per l’attuazione della Convenzione; il Primo Ministro del Giappone, Naoto Kan, ha annunciato un finanziamento di 2 miliardi di dollari mentre il Ministro per l’Ambiente del Giappone, Ryu Matsumoto, ha annunciato la costituzione di un fondo giapponese per la biodiversità. A loro volta, Francia, Unione Europea e Norvegia hanno annunciato la messa a disposizione di ulteriori 110 milioni di dollari circa, a sostegno dei progetti nell’ambito della «LifeWeb Initiative» della CBD, il cui obiettivo è quello di intensificare l’agenda sulle Aree protette e, prima della COP 11 (India, 2012), le Parti definiranno i meccanismi con i quali individuare e indirizzare ulteriori risorse finanziarie.

Un accordo sulle risorse genetiche

La Conferenza ha inoltre adottato il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e sulla giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione. Questo storico accordo crea un contesto per gestire in modo equilibrato l’accesso alle risorse genetiche sulla base e di un consenso consapevole e di modalità reciprocamente concordate onde perseguire una giusta ed equa ripartizione dei benefici, tenendo conto dell’importanza del ruolo delle conoscenze tradizionali.Il Protocollo propone anche la definizione di un meccanismo multilaterale globale che opererà in zone transfrontaliere o in situazioni in cui il previo consenso informato non può essere ottenuto. Il Protocollo di Nagoya dovrebbe entrare in vigore entro il 2012, grazie al sostegno di 1 milione di dollari erogati dalla Global Environment Facility. La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di fare in modo che il Piano Strategico 2011-2020 sia efficacemente attuato nel corso dei prossimi anni. A tal fine, l’«Obiettivo Aichi» costituirà il contesto più importante sulla biodiversità non solo per quanto riguarda le convenzioni relative alla biodiversità, ma per l’intero sistema delle Nazioni Unite. Inoltre, le Parti hanno convenuto di declinare questo programma internazionale nelle Strategie nazionali per la biodiversità e nei Piani d’Azione nei prossimi due anni. D’ora in poi, tutti i settori della società e di governo dovranno essere attivamente coinvolti nella lotta per la tutela della biodiversità. Come il Presidente della COP 10 Ryu Matsumoto ha dichiarato, è giunto il momento di “cominciare il processo di costruzione di un rapporto di armonia con il nostro mondo, nell’immediato futuro.”

 

tal fine, l’«Obiettivo Aichi» costituirà il contesto più importante sulla biodiversità non solo per quanto riguarda le convenzioni relative alla biodiversità, ma per l’intero sistema delle Nazioni Unite. Inoltre, le Parti hanno convenuto di declinare questo programma internazionale nelle Strategie nazionali per la biodiversità e nei Piani d’Azione nei prossimi due anni. D’ora in poi, tutti i settori della società e di governo dovranno essere attivamente coinvolti nella lotta per la tutela della biodiversità. Come il Presidente della COP 10 Ryu Matsumoto ha dichiarato, è giunto il momento di “cominciare il processo di costruzione di un rapporto di armonia con il nostro mondo, nell’immediato futuro.”